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Test Ferrari Formula 1

SCOCCA FEMMINA? MOTORE MASCHIO!

A Magione abbiamo provato in pista la Ferrari Formula Uno 156/85 guidata da Michele Alboreto. Un?emozione indimenticabile la spinta degli oltre 800 cavalli del turbocompresso da 1.500 cc!!

 

Di Giovanni Mancini

156/85: l?arma Ferrari contro la corazzata anglo-tedesca McLaren-TAG Porsche. I primi anni ?80 sono contrassegnati dalla ?guerra? che ha opposto il ?Commendatore? ai team inglesi, gli ?assemblatori? come Enzo Ferrari amava definire quelle squadre che si limitavano ad abbinare ad un telaio di propria costruzione il classico 8 cilindri Cosworth DFV di 3 litri (il mitico Cossie). La Scuderia di Maranello, infatti, era l?unica a costruirsi in casa telaio, motore e cambio, e questo rappresentava il grande vanto del Drake. Ma i primi anni ?80 sono segnati soprattutto da una grande innovazione tecnologica, frutto del genio di John Barnard, che realizzò per la McLaren di Ron Dennis la Mp4/1: la prima monoposto con scocca in fibra di carbonio. Una svolta epocale, che ha aperto una pagina nuova nel Grande Libro delle Corse. Era il 18 luglio 1981 quando, a Silverstone, John Watson portava al successo quella strana monoposto ?senza un rivetto?, come commentavano, increduli, i chief designer degli altri team. La strada era aperta ed anche la Ferrari si allineò alla rivale di Woking nel 1983, con la 126 C3 portata in pista dal ?duo-champagne? Patrick Tambay-René Arnoux. Ma la vettura del rilancio, la monoposto che aveva il compito di riportare a Maranello quel Mondiale Piloti perso ?tragicamente? nel 1982 ed inseguito dal 1979, doveva essere la 156/85. Per lei i tecnici avevano cambiato tutto, anche il nome: 156, ovvero 1,5 litri di cilindrata per 6 cilindri, 85 per l?anno di costruzione. Il Grande Vecchio aveva fortemente voluto alla sua Corte due giovani promesse della Formula 1: il compianto Michele Alboreto, che aveva fatto faville con la poco competitiva Tyrrel-Ford, e lo svedese Stefan Johansson, ?lungo? scandinavo dal piede pesante, che aveva avuto il merito storico di portare al debutto con l?inglese Spirit un nuovo motore giapponese, che avrebbe fatto parlare di sé negli anni ?90: l?Honda. Nel 1985 siamo in piena ?epoca Turbo?, con cinque grandi Costruttori impegnati ufficialmente: BMW, Renault, Porsche, Alfa Romeo e Ferrari.
SCOCCA – Ma è sul fronte telaistico che si gioca la vera battaglia, grazie agli ampi margini che il Regolamento Tecnico lascia alla genialità dei progettisti. John Barnard aveva introdotto per la costruzione della scocca in carbonio della Mp4/1 il cosiddetto ?stampo maschio?. In pratica, le fibre di carbonio (unidirezionali) erano applicate all?esterno di uno stampo in alluminio, che era poi rimosso al termine della fase di cottura della scocca. Scocca che era composta da un unico pezzo con tre centine interne, una in alluminio e due in materiali compositi (fibra di carbonio e honeycomb di alluminio), incollate in una fase successiva. Alla Lotus seguirono, ad esempio, una strada tecnologica diversa, utilizzando la fibra di carbonio come semplice sostituto dei pannelli di alluminio della scocca, senza sfruttarne le caratteristiche modulari. Ma la grande novità fu introdotta nel 1982 dall?Alfa Romeo. La Casa di Arese, grazie alla collaborazione con la Advance Composities, fu la prima a realizzare il telaio da uno ?stampo femmina?, sistema costruttivo che permetteva alla scocca di svolgere anche la funzione di carrozzeria, con un considerevole risparmio in termini di peso ed un incremento notevole della rigidità torsionale. Addio, quindi, alle scocche squadrate, per lasciare spazio a vetture dalle forme sinuose ed aerodinamicamente più efficienti. Proprio dal 1985, Williams, Brabham e Ferrari (con la 156/85), hanno scelto la strada costruttiva dello stampo femmina: due semigusci incollati, con una centina interna in alluminio lavorato dal pieno. Una scocca che garantiva livelli di rigidezza torsionale incredibili per l?epoca: circa 2.000 Kg.m/°,ed un peso di soli 35 Kg. Tutte le scocche delle Formula 1 adottano ancora oggi questo sistema di costruzione.
MOTORE –  Anche il motore era un ?gioiellino?, frutto della matita e del genio di quel grande personaggio che risponde al nome di Mauro Forghieri. Progettista a 360°, Forghieri è stato per oltre 20 anni la Ferrari, progettando le Monoposto e le vetture Sport Prototipo che hanno creato la leggenda del Cavallino Rampante e segnato la storia del design e dell?innovazione automobilistica. Forghieri è stato il ?padre? del 12 cilindri boxer e del primo turbo, delle Formula 1 mondiali con Niki Lauda nel 1975 e nel 1977 e con Jody Sheckter nel 1979; è stato il disegnatore delle ultime, mitiche, sport di Maranello, le 512 S e M e la 312 PB. Ma il suo genio si esprimeva soprattutto nel campo dei motori da corsa, da sempre fiore all?occhiello di Casa Ferrari. Il propulsore della 156/85 è un capolavoro di compattezza: V6 di 1.500 c.c., angolo fra le bancate di 120°, basamento e testata in alluminio, biturbo, doppio scambiatore di calore. La potenza? Impressionante! 780 CV a 11.000 giri/minuto, che diventavano oltre 800 in condizioni da qualifica, con la pressione del turbo portata da 3.6 bar ad oltre 4. La Ferrari aveva tutto per vincere: ottimo telaio, aerodinamica efficiente, ottimo motore, una coppia di piloti giovani e velocissimi. Ma il destino, anche in quella stagione, ci mise il suo zampino. ?Zampino? che non assunse le cupe sembianze della tragedia, come nel 1982, o l?incandescente colore del fuoco, come nel 1976 al Nurburgring. Un destino che si manifestò, invece, sotto forma della lite. Ma non una lite normale: una lite in stile Ferrari!. Chi osava tradire la fiducia del Commendatore non era un semplice traditore, diventava un nemico. Non esisteva spazio per i calcoli di opportunità, per il compromesso: Ferrari era Ferrari, il ?Mito?, la ?Leggenda?, a Lui ed alle Sue macchine si deve ?devozione?, più che rispetto. Quale il casus belli? La KKK forniva le turbine sia alla Ferrari che alla rivale McLaren. Enzo Ferrari accusò la ditta tedesca di non riservare un trattamento preferenziale alla sua Scuderia. Per questo, a metà stagione, con Alboreto reduce dallo storico successo del Nurburgring che lo proiettava in testa alla classifica iridata, il Capo Assoluto di Maranello consumò uno storico divorzio: fuori le turbine tedesche, dentro le americane Garrett. La scelta si rivelò in seguito poco felice. Le turbine statunitensi montavano una girante di diametro più piccolo e, quindi, fornivano una risposta diversa ai bassi regimi. I motori, progettati per essere equipaggiati con le KKK, cominciarono a rompersi. Sui circuiti veloci il gap con le monoposto anglo-tedesche era diventato incolmabile, grazie anche al grande lavoro di sviluppo che la factory di Woking aveva compiuto nel corso della seconda parte della stagione. A Maranello, impegnati a risolvere i problemi di motore, persero la supremazia anche sul fronte telaistico. Il secondo posto nel Mondiale di Michele Alboreto lasciò l?amaro in bocca. Un?altra occasione era stata gettata al vento. A Maranello hanno dovuto attendere altri tre lustri, Michele non ha avuto un?altra chance???

 

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FERRARI F1 156/85 turbo SCHEDA TECNICA:
Motore: Type 031, V6 120°, basamento e testate in alluminio, carter secco,
2 scambiatori di calore, due turbine KKK (poi Garrett), 4 valvole x cilindro,
2 assi a cammes in testa per bancata
Alesaggio x Corsa: 81 x 48,4 mm
Cilindrata: 249.01/1496.43 c.c.
Rapporto di compressione: 7:1
Potenza: 780 cv a 11.000 rpm, pressione 3.6 bar
Alimentazione: 2 turbocompressori, iniezione elettronica digitale Weber-Marelli ?Emulsistem?, candela singola
Trasmissione: posteriore, frizione multipla, 5 marce + retro, cambio trasversale,
scatola del cambio con serbatoio olio, differenziale autobloccante ZF
Telaio: Tipo 635, monoscocca CAD-designed, composito di honeycomb
con fibre di carbonio e kevlar
Sospensioni: doppi triangoli, sistema pull-rod
Freni: a disco in carbonio, pinze a 4 pistoncini Brembo
Sterzo: a cremagliera
Lunghezza: 4.292 mm
Larghezza: 2.135 mm
Altezza: 1.080 mm
Peso (con liquidi): 548 Kg
Passo: 2.762 mm
Carreggiata anteriore: 1.797 mm
Carreggiata posteriore: 1.663 mm
Pneumatici: Goodyear: anteriori 25.0 ? 10.0 x 13?; posteriori 26.0 ? 15.0 x13?
Cerchi: Speedline a dado centrale (anteriori 12.5 x 13?, posteriori 16.5 x 13?)
Serbatoio: 220 litri, centrale, benzina rossa 102 ottani RON
Carrozzeria: in materiali compositi.

Giovanni Mancini

Ingegnere, pilota, giornalista appassionato da sempre di auto e motori. Segue la direzione di questo portale newsauto.it ed è direttore responsabile dei magazine Elaborare, Elaborare 4x4 ed Elaborare Classic da oltre 20 anni il riferimento degli appassionati. Nell'anno 2004 ha conseguito il titolo di Campione Italiano nel Campionato Velocità Turismo. Pilota attualmente attivo su gare in pista del Campionato Italiano Turismo e nei monomarca Seat e Renault. Tra le tante auto speciali provate ce n'è una in particolare (esclusiva italiana): la Mazda 787B vincitrice della 24H di Le Mans nel 1991.

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